Pietrabbondante

Con i suoi 27 chilometri quadrati di superficie, Pietrabbondante è il penultimo comune per estensione (prima di Chiauci) della Riserva.

pietrabbondante 380

Situato in un territorio submontano-montano, ha quote che vanno da un minimo di 349 m sul livello del mare (Fiume Verrino) a un massimo di 1212 m (Monte Caraceno).

In area della Riserva confina con Pescolanciano (a Ovest e a Sud) e Chiauci (a Sud); al di fuori con Agnone e Castelverrino (a Nord-ovest), Poggio Sannita (a Nord-est), Civitanova del Sannio (a Est).

I suoi abitanti, che si definiscono pietrabbondantesi, festeggiano il Santo Patrono (San Vincenzo Ferreri) il 5 agosto.

A Pietrabbondante passa il tratturo Celano-Foggia (proveniente da Pescolanciano).

http://www.comune.pietrabbondante.is.it

 

Valenze storiche e culturali

(per la cartografia si veda la sottosezione “Il paesaggio culturale” nella sezione “La Riserva”)

Per poter meglio inquadrare tali aspetti nell’arco temporale della presenza umana nel territorio dei diversi comuni, abbiamo pensato di suddividerli in tre macroepoche: “Preistoria”, “Età sannitica” e “Dal Medioevo al presente”.

Nell’ambito delle attività connesse al progetto di ampliamento sono state, inoltre, ricreate alcune schede descrittive delle valenze archeologiche, storico-artistiche, demoetnoantropologiche e architettoniche presenti nel territorio dei diversi comuni, sulla base di quelle presenti negli archivi della Soprintendenza peri Beni Archeologici del Molise, realizzate per l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD). A tali schede si farà riferimento nel testo inserendo tra parentesi il numero corrispondente. La codifica che individua le schede realizzate per il comune di Pietrabbondante è la lettera D seguita dalla numerazione progressiva.

Età sannitica

Diverse sono le testimonianze archeologiche di età sannitica presenti nel territorio di Pietrabbondante, ma sicuramente la massima espressione della civiltà sannitica è rappresentata dal santuario di Calcatello. Il santuario costituisce il sito iniziale di un itinerario indicato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Molise come “Vie del sacro"; l’itinerario prosegue poi verso l’area sacra di località Sant’Angelo di Vastogirardi, l’insediamento fortificato di Carovilli e le mura poligonali di Santa Maria dei Vignali a Pescolanciano.

Pietrabbondante TeatroIntorno alla metà dell’Ottocento, durante il regno Borbonico, crebbero gli interessi nei confronti delle antichità di Pietrabbondante. Nello stesso periodo vennero eseguiti scavi che condussero alla scoperta del teatro e del tempio minore, denominato poi tempio A. In seguito alle ricerche Borboniche l’interesse archeologico verso la cultura italica venne meno. All’epoca, i maggiori progressi nel campo degli studi, si dovettero alle ricerche sulle lingue italiche. Questi studi risultavano tuttavia dissociati dalla conoscenza dei monumenti, presentando forti limiti e lasciando campo ad interpretazioni incoerenti con i contesti archeologici. Gli scavi effettuati a Pietrabbondante nel 1959 portarono alla luce un grande tempio retrostante il teatro e rivelarono l’appartenenza di quest’ultimo a un santuario costruito tra la fine del II e gli inizi del I secolo a.C. per diretto intervento dello stato sannitico e dei suoi magistrati, i quali avevano sede a Bovianum, ossia la capitale dei Sanniti Pentri.Gli scavi dimostrarono inoltre che l'area di Pietrabbondante non era stata occupata da una città, e che in particolare non vi era mai stato un insediamento romano con costituzione municipale o colonia, come invece aveva affermato erroneamente il Momsen. La presenza romana nell'area era avvenuta con la creazione di un grande fundus privato, appartenuto alla gens Socellia, con attività produttive agricole e artigianali. Lo stato romano aveva decretato la cessazione del culto pubblico, legato all'identità nazionale sannitica, ed aveva alienato i beni immobili confiscati al santuario. Il complesso tempio-teatro, con cui il santuario aveva raggiunto la massima fioritura, si colloca nell'ultima fase dell'autonomia del Sannio, negli anni che precedono la guerra sociale. Esso costituisce il nucleo centrale dell'area monumentale, sorto nella posizione del santuario più antico, che aveva occupato l'area ove successivamente fu costruito il teatro. Di questo nucleo originario, distrutto durante la guerra annibalica, restano elementi architettonici smembrati, oggetti votivi posti all’interno del podio del tempio B e frammenti di armi tolte a eserciti nemici e poste a ornamento di edifici sacri secondo la consuetudine antica (tempio A). Nel corso del II secolo a.C., venne costruito il Tempio A, con cui si avviò la ripresa delle attività edilizie di architettura sacra a Pietrabbondante, che sarebbe culminata verso la fine del secolo con la costruzione del tempio-teatro.

Poco lontano dal santuario di Calcatello, sulla cima del Monte Caraceno, sono ancora visibili i resti di una fortificazione sannitica, che risulta censita come “area archeologica” nella Carta dei beni culturali realizzata dal Dipartimento Interateneo di Pianificazione Territoriale e Urbanistica della "Sapienza" Università di Roma per la Regione Molise nel 2009, alla voce “beni archeologici” e alla stessa categoria si riferiscono i “beni di interesse storico-archeologico” indicati con le località Troilo, Forcone, Arco, Vallone dell’Arco e Cerracchi (in tutti i casi il riferimento è al Piano Paesistico adottato dalla Giunta Regionale del Molise con deliberazione n. 1934 del 18 marzo 1991).

A completare il quadro archeologico vi è il rinvenimento di una necropoli in località Troccola.

Le aree di Monte Caraceno e località Troccola sono soggette a vincolo paesaggistico tramite Decreto Dirigenziale n. 34 del 06/12/2011 del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Molise.

Le aree di interesse archeologico di Case Conze (area sacra), località Arco (insediamento sannitico e monumento funerario romano), Colle Pantanelle (insediamento medievale su preesistente sito sannitico) sono, infine, soggette a vincolo diretto e indiretto attraverso il Decreto Dirigenziale n. 31 del 09/12/2010 del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Molise.

Dal Medioevo al presente

La roccaforte dei Borrello (risalente all’XI secolo) è visibile oggi solo come ruderi e nel toponimo “il Castello” in cima alla morgiaPietrabbondante chiesa assunta più alta.

Degna di nota è la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta in Cielo (XVI secolo, a due navate dal 1696, poi Pietrabbondante statua san nicola 1più volte ristrutturata). Pietrabbondante portale chiesa assunta 1Il portale in stile barocco (scheda D001), datato 1771, è delineato da due pilastrini e due paraste con volute poggianti in basso su uno zoccolo; è presente una cimasa con una nicchia centrale contenente la statua dell’Assunta. All’interno della chiesa si trovano la statua di San Nicola di Bari (scheda D002) del 1810 e la statua dell'AssuntaPietrabbondante statua assunta (scheda D003) del 1799. Sulla facciata, una lapide commemorativa (scheda D004) del 1727 documenta la consacrazione della chiesa da parte di Alfonso Mariconda, vescovo di Trivento dal 1717 al 1735.

Ai piedi della chiesa sopra citata si trova il Palazzo baronale (XVI secolo) con i ruderi della Torre Marchesani (D010) del 1271.

Numerose le unità edilizie realizzate tra il XIX e il XX secolo inserite nell’ICCD architettonico (schede: D011 - palazzo databile al XIX secolo; D009 - palazzo del 1920; D012 - palazzo del XX secolo. Per i palazzi delle schede D005 e D008 la datazione non è nota).Pietrabbondante torre marchesani

All’esterno dell’abitato vi è la chiesa rurale di San Vincenzo Ferreri (D006), edificata probabilmente nel XVI secolo e poi restaurata e ampliata nel 1680.

Per quanto riguarda le strutture esterne agli abitati veri e propri, il termine masseria, dal latino arcaico “massa”, era solito contraddistinguere la struttura organizzativa dei fondi rustici intesi come estensioni più o meno vaste di terreno impiegato per il pascolo degli armenti, come terre seminative, oliveti, vigneti, e munite solitamente di ricoveri in muratura. Il significato utilizzato nella nostra cartografia, e impiegato anche dall’Istituto Geografico Militare (IGM) sulle Tavolette 1:25.000, è, invece, l’accezione più moderna: un edificio rustico a servizio delle attività agricole, all’allevamento del bestiame, al deposito di attrezzi e spesso adibito anche ad abitazione. In seguito ai cambiamenti culturali della prima metà del 1900, in particolare la meccanizzazione delle attività agricole, molte masserie “storiche” si trovano oggi in uno stato di quasi totale abbandono (se non come veri e propri ruderi) e quelle ancora utilizzate sopravvivono soltanto laddove sono presenti forme di allevamento tradizionali o gli edifici stessi sono stati oggetto di interventi di riqualificazione.

Tradizioni

Il 4 agosto di ogni anno la statua di San Vincenzo Ferreri viene prelevata dalla chiesa rurale a lui dedicata e portata in processione fino alla chiesa di Santa Maria Assunta, dove rimarrà fino alla seconda domenica di ottobre, quando una nuova processione riporterà la statua nella chiesa rurale. La leggenda vuole che la statua del Santo venga portata in processione per tre volte intorno alla chiesa e al terzo giro piova, in memoria del fuoco che ha bruciato la chiesa nel medioevo quando si salvò dall'incendio solo la statua di San Vincenzo.

Per approfondire:

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